psicologia
LO SVILUPPO EMOTIVO E SOCIALE DEL BAMBINO
CHE COSA SONO LE EMOZIONI
Le emozioni sono definite come stati complessi dell'organismo caratterizzati da fattori psicologici e fisiologici:
la paura, ad esempio, è uno stato mentale accompagnato da modificazioni
fisiche. Questi cambiamenti rendono l'organismo pronto ad una risposta
adattiva, ossia idonea a favorire l'adattamento ad una certa situazione.
IL RUOLO DELLE EMOZIONI
Le emozioni
influe
nzano l'attenzione, la motivazione e gli interessi personali,
indicandoci gli scopi verso cui muoverci e aiutandoci a conseguirli.
Anche nei processi di valutazione entrano in gioco le emozioni: infatti
un oggetto è ritenuto bello o brutto a seconda del fatto che mi piaccia o
non mi piaccia e alle esperienze a cui si collega.
Molti studi hanno evidenziato che elementi percettivi, motori, cognitivi ed emotivi interagiscono tra loro nello sviluppo. Uno sviluppo
emotivo regolare faciliterà quindi la maturazione cognitiva e sapendo
affrontare e gestire le proprie emozioni si riuscirà a mettere in atto
la risposta adatta alla situazione che si sta vivendo.
EMOZIONE E RELAZIONI
Già
dalla nascita il bambino è predisposto alla relazione e alla
comunicazione di emozioni (rabbia, gioia, tristezza, paura,
disgusto) con altri esseri umani. Lo scambio con la madre è la base dello sviluppo emotivo, infatti ella deve fare da specchio
per le emozioni che il bambino prova in modo che il piccolo possa
imparare a riconoscerle e ad entrare in contatto con la propria
interiorità.
LO SVILUPPO DI SÉ
Lo sviluppo emotivo del bambino è possibile grazie all'integrazione delle dimensioni cognitive, percettive e motorie con il proprio sé.
il sé è quindi la totalità delle componenti
psichiche individuali, che permettono di distinguere ciò che appartiene a
se stessi e ciò che invece appartiene alla realtà esterna. Gli studi
sullo sviluppo delle emozioni hanno portato diverse teorie.
TEORIA DELLA DIFFERENZIAZIONE DI BRIDGES
Secondo la teoria della psicologa canadese Katherine Bridges, i bambini al momento della nascita provano solamente una sorta di generica eccitazione, ossia di emozioni indifferenziate che si manifestano con movimenti disordinati e tramite il pianto. Solo in seguito le emozioni si differenziano.
L'APPROCCIO DIFFERENZIALE DI IZARD
Secondo la teoria di Carroll Izard, il bambino è fin dalla nascita in grado di provare interesse, gioia, disgusto e dispiacere. Queste emozioni svolgono una funzione adattativa e servono per interagire con l'ambiente e per segnalare il proprio disagio.
L'APPROCCIO FUNZIONALE
Secondo la teoria dell'approccio funzionale la funzione delle emozioni sarebbe quella di manifestare e soddisfare i bisogni fondamentali, favorendo il processo di adattamento.
Con il passare del tempo la gamma delle
emozioni che il bambino può provare aumenta e grazie al raggiungimento
della consapevolezza di sé il bambino ha la possibilità di sperimentare
le prime emozioni sociali. Questa fase avviene durante il primo anno di vita, ossia quando iniziano ad affiorare imbarazzo, invidia e gelosia. Inoltre, nascono anche l'orgoglio, il senso di colpa e la vergogna, emozioni che hanno un valore valutativo.
L'EMPATIA
L'empatia è un emozione molto particolare che consiste nel saper entrare in sintonia con i sentimenti degli altri ed è presente già nei primi 2 anni di vita.
Questa capacità è inizialmente presente come risposta riflessa agli
stimoli esterni e successivamente come partecipazione attiva al
comportamento altrui.
LO SVILUPPO SOCIALE
I PRIMI 2 ANNI: IL BAMBINO "ESSERE SOCIALE"
Lo sviluppo sociale riguardala capacità di
interagire con gli altri e di costruire legami stabili. Le fasi
principali dello sviluppo della dimensione sociale:
-dalla nascita ai 2 anni: il bambino può già essere definito "essere sociale" poiché riesce ad instaurare relazioni
con figure diverse dalla madre come ad esempio il padre, i nonni e le
educatici con i quali gli risulta più semplice interagire. è però
comunque possibile favorire le relazioni fra pari (con i coetanei) che
aiuteranno poi il bambino permettendogli
una maggiore apertura verso gli altri.
DAI 2 AI 6 ANNI: I SISTEMI ECOLOGICI DI BERTALANFFY
In questo periodo il mondo sociale del bambino si allarga anche grazie alle occasioni offerte dalla scuola, ambiente che diventa rilevante per i processi di socializzazione.
Il modello teorico dei sistemi ecologici sottolinea la complessità delle
dimensioni che influiscono sullo sviluppo della sfera sociale. Le reti di influenza
che interagiscono sono multidirezionali, quindi gli individui
influenzano i sistemi che li circondano ma a loro volta ne sono
influenzati.
IL CONTESTO DELLO SVILUPPO DI BRONFENBRENNER
Secondo Urie Bronfenbrenner l' ambiente sociale dell'individuo è il contesto dello sviluppo. Il bambino non viene influenzato solo dai contesti a lui più prossimi (famiglia, coetanei) detti microsistemi, ma anche dall'interazione reciproca dei contesti (genitori-insegnanti). Le interazioni tra microsistemi sono chiamate mesosistemi. Gli individui appartenenti ad un microsistema che vengono condizionati da coloro che non ne fanno parte sono chiamati esosistema.
Un'altra importante influenza viene esercitata dal macrosistema, ossia
dal contesto culturale, dalle norme, dai valori, dalle leggi, ecc...
LA FUNZIONE DEL GIOCO
Una delle attività che favorisce maggiormente la socializzazione dai 2 ai 6 anni è il gioco,
che consiste in un continuo scambio sociale con altri bambini. Piaget
sottolinea la differenza tra il gioco di padronanza e tra quello
simbolico. Nel gioco di padronanza il
bambino effettua attività che lo divertono e ripete schemi
comportamentali attraverso i quali costruisce nuovi schemi cognitivi, mentre nel gioco simbolico il bambino applica uno schema di comportamento ad una situazione immaginaria o ad oggetti inesistenti.
DAI 6 AGLI 11 ANNI: LO "SNODO" DELLA SCUOLA
L'inizio della scuola rappresenta, per certi bambini, un momento di forte discontinuità poiché è l'inizio di una serie di richieste impegnative da parte dell'ambiente esterno alla famiglia. I bambini in questo periodo si trovano a dover imparare ad accettare nuove regole. Un bambino infatti diventa socialmente competente nel momento in cui accetta le regole, le rispetta e instaura con adulti e coetanei rapporti stabili.
IL MODELLO DI COMPETENZA SOCIALE DI DODGE
Secondo lo psicologo americano Kenneth Dodge
l'interazione sociale fra pari è un compito che presenta molti
problemi. Egli infatti propone un modello di competenza sociale secondo
il quale i bambini sin da piccoli ricevono una serie di stimoli che vengono elaborati internamente e tradotti esternamente in un comportamento a cui fa seguito l'elaborazione che ne fanno i coetanei.
L'ADOLESCENZA: IL CONFLITTO TRA SCELTA E IDENTITÀ
Durante
il periodo dell'adolescenza il ragazzo ricerca la propria identità
personale e l'autonomia. Già nella preadolescenza vi sono le prime
manifestazioni della sessualità e i/le ragazzi/e entrano nello stadio operatorio formale
nel quale vengono affinate le capacità logiche, di astrazione e di
confronto e vengono esercitate le prime critiche verso le idee e i
comportamenti degli adulti. Durante l'adolescenza acquista molta
importanza il sentimento dell'amicizia, infatti le relazioni con i coetanei rafforzano il senso d' identità.
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